S.Simeone, la montagna dell’eremita

Itinerario circolare in bicicletta con partenza dalla stazione FS di Venzone e arrivo alla stazione FS di Gemona del Friuli (linea Udine-Tarvisio). 

Al confine fra la Carnia e il Friuli, dove il Tagliamento divagando con un ampio greto sassoso si apre la strada verso la pianura, si erge una possente montagna di marne e calcari il cui nome è dedicato a un santo eremita: San Simeone. E’ una montagna molto conosciuta dai friulani, citata fin dal XIII secolo e riportata nelle prime carte geografiche della regione. Una pista forestale sale fin quasi alla vetta, a 1505 metri d’altezza, e costituisce una buona prova di ardimento per gli appassionati della mountain-bike. Ai nostri lettori però, che ai faticosi cimenti preferiscono le tranquille passeggiate, suggeriamo un itinerario cicloturistico che aggira per intero la montagna toccando ambienti di notevole bellezza, fra cui, proprio sotto il suo versante occidentale, l’incantevole lago di Cavazzo. Se a questo si aggiungono poi il solitario tratto di strada lungo il letto del Tagliamento, la visita del centro storico di Venzone e di alcune suggestive chiesette, sicuramente si potrà ritenere questa proposta fra le più ripaganti che si possano effettuare utilizzando il servizio Treno più Bici della linea Udine-Tarvisio. Si tratta solo di scegliere una bella e soleggiata domenica di primavera e di mettersi sulla buona strada.

Lunghezza: 29 km. Dislivello: 240 metri. Tempo medio di percorrenza (escluse le soste): 2 ore e 30 minuti. Altimetria: pianeggiante con due brevi tratti in moderata pendenza al Cuél di Mena (km 9.4) e a monte di Interneppo (km 19). Condizioni del percorso: interamente su strade asfaltate (per 26.5 km) e sterrate (per 2.5 km). Punti di ristoro a Venzone (locanda Al Municipio, via Roma 2; gelateria Copetti, via Nazionale 2) lungo le sponde del lago di Cavazzo, a Interneppo (ristorante La Terrazza), Bordano e Gemona del Friuli. Mezzo consigliato: bicicletta da turismo con cambio di velocità. Si ringraziano per la collaborazione Federico Sgobino, Umberto Palese, Alessandro Fantini e il Sindaco di Bordano Enore Picco. – © 2016, Albano Marcarini.

Schermata 2016-03-01 alle 23.01.481. La ferrovia Pontebbana. Collega Udine a Tarvisio. Fu aperta nel 1879 lungo la direttrice commerciale per l’Europa centro-orientale e, all’inizio, esercita dalla Società Ferrovie Alta Italia per favorire gli interessi dei porti di Venezia e di Trieste quali sbocchi per le merci provenienti dall’Austria. Opera di grande impegno, conta oltre 300 manufatti, fra cui 7 lunghi viadotti e 28 gallerie. Fu elettrificata nel 1935. Nei primi tempi la linea subì la forte concorrenza di altri tronchi ferroviari più orientali – fra cui la famosa Südbahn, fra Graz e Trieste, progettata nel 1857 dall’ingegnere veneto Carlo Ghega – che per gli austriaci avevano il vantaggio di attraversare propri territori con una sensibile riduzione delle tariffe e l’eliminazione dei dazi doganali. Solo dopo la prima guerra mondiale la linea ebbe un effettivo rilancio. Nel recente passato si diede inizio al potenziamento e al raddoppio della linea, anche in considerazione dei nuovi sbocchi commerciali verso i Paesi dell’Est, che hanno portato all’abbandono della vecchia per il tracciamento di una nuova linea di moderna concezione, per gran parte in galleria e che consente capacità di carico e velocità commerciali decisamente superiori.  Lungo la sede della ferrovia dismessa si sta realizzando una pista ciclabile di oltre 60 km, da Gemona del Friuli a Tarvisio, che si allaccerebbe con la rete cicloturistica austriaca.

Km 0.0 Stazione FS di Venzone, alt. 229. Prima di iniziare l’itinerario si consiglia una visita al centro storico di Venzone, a poca distanza dalla stazione. Il nucleo, terribilmente colpito dal terremoto del 1976, costituisce oggi un mirabile esempio di ricostruzione condotta con criteri scientifici e filologicamente rispettosa della memoria storica.

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Il palazzo Comunale di Venzone

2. Venzone. Il nucleo è per intero circondato da mura, risalenti al 1258, entro le quali si sviluppa a pianta cruciforme il tessuto edilizio. Nella piazza centrale, fra una cornice di edifici rinascimentali, si erge il Palazzo Comunale, splendida fabbrica costruita fra il 1390 e il 1410, riedificata come la totalità degli altri monumenti dopo il 1976. Il Duomo è un’imponente costruzione romanico-gotica, consacrata nel 1338, che sorge su un luogo ove in antico si succedettero, a partire dal VI secolo, vari edifici sacri. Ma al di là dell’interesse per i monumenti, è certamente piacevole cogliere il decoro, l’eleganza e il nitore dell’ambiente urbano, che sottolinea l’importanza storica di Venzone come centro di traffici e commerci lungo la romana Via Iulia Augusta, poi sviluppatosi fino a godere di particolare grandezza nei secoli XIII e XIV.

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Il Duomo di Venzone

Si lascia Venzone in direzione della frazione Pioverno superando il ponte sul fiume Tagliamento.

Km 0.7 Pioverno (Piluvêr in friulano), alt. 240. E’ un piccolo borgo legato al castello di Monfort, di cui restano solo scarsi ruderi sulle pendici del Monte San Simeone. Con altri tre vicini castelli medievali formava una munita linea di difesa nel punto dove la valle del Tagliamento si rinserra fra alte montagne.

Dal centro dell’abitato si piega verso destra rasentando la parrocchiale e iniziando a lambire il greto del Tagliamento, fra lembi di coltivo che si aprono sulle colate detritiche del Monte San Simeone. A un tratto si scorge, fra le ghiaie e i rami del fiume, un baluardo di roccia che nasconde una casamatta a controllo di questo strategico passaggio.

Oltre gli stavoli Pie’d’Agar (km 3,2), la visuale si allarga nel punto di confluenza del torrente Fella con il Tagliamento. E’ un vastissimo, spoglio, impressionante deposito di ghiaie percorso dalle fredde acque dei fiumi, tormentato dalle alluvioni che impediscono il proliferare della vegetazione, attorno al quale si ergono i baluardi rocciosi dei monti della Carnia e delle Alpi Giulie. In questo paesaggio dai tratti primordiali si riesce forse a immaginare l’antica colata di ghiaccio che in epoca quaternaria occupava per intero il fondovalle espandendosi poi nella pianura friulana.

Dopo una galleria, fra macchie di pino nero, la strada diventa sterrata e attraversa i prati del Casone per poi sottopassare l’autostrada Carnica. Su fondo di nuovo asfaltato si giunge (km 9.4) all’innesto nella strada statale 512 che si segue verso sinistra. Al di là della strada si apre la Palude Vuarbis, antica torbiera oggi protetta. La statale sale brevemente (fontana, sulla destra) per poi scollinare (alt. 363) e scendere nella conca del lago di Cavazzo, che appare in lontananza solcato dal lungo viadotto dell’autostrada. Si lascia sulla sinistra Mena e, poco più avanti, si incontra sulla destra una breve diramazione (0,2 km) per la romita chiesa di San Candido, che si consiglia di visitare.

3. La chiesa di San Candido. Diverse leggende sono legate al nome di questa chiesuola addossata a una scoscesa rupe. Una delle più belle parla di un patrizio romano che, proveniente da Trasaghis, attraversò a cavallo senza accorgersi la superficie innevata e gelata del lago. Avvertito poi dalla popolazione dello scampato pericolo, eresse per ringraziamento la piccola chiesa.

Si riprende la strada statale.

Km 12 Somplago, alt. 222, situato, come suggerisce il nome ‘in cima al lago’. Si lascia la statale e si segue a destra la strada (indicazioni per Alesso) che segue la sponda occidentale del lago. Subito, all’altezza del ponte sul Rio Pusala, una deviazione di un centinaio di metri sulla destra porta all’osservazione di un antico ponte a due archi. E’ per tradizione detto ‘romano’ e, secondo alcuni, vi transitava la Strada del sale che collegava la pianura friulana con le miniere di Salisburgo.

Ripresa la strada principale si transita dinanzi alla Centrale Idroelettrica di Somplago, per gran parte sviluppata in caverna, entrata in funzione nel 1957.

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Il Lago di Cavazzo dalle pendici del S.Simeone

4. Il lago di Cavazzo (Lâc di Cjavaz). Questo lago, detto anche dei Tre Comuni, è il maggior bacino naturale del Friuli. In realtà l’attributo di naturale è oggi discutibile poiché dopo l’entrata in funzione della Centrale di Somplago il suo livello idrometrico e gli aspetti biologici e faunistici si sono in parte modificati. Nonostante questo il lago, chiuso fra le dirupate pareti del Monte Faèit a occidente, e del Monte San Simeone a oriente, presenta aspetti di grande suggestione ed è frequentato ritrovo per gli sport velici. L’origine di questo lago rimanda al solco erosivo prodotto dal fiume Tagliamento che, in epoca preglaciale, percorreva questa vallata invece di quella attuale. Le successive colate glaciali producendo una serie di sbarramenti al limite della pianura, diedero vita a un grande lago, che ricopriva gran parte della zona pedemontana, poi lentamente prosciugatosi e di cui questo e il più piccolo lago di Ragogna rappresentano le ultime tracce.

Si costeggia per intero la sponda del lago e, appena prima del secondo sottopasso all’autostrada (km 15,9), si piega a sinistra (via dei Brancs) in direzione di Villa Turchini, luogo di sosta sulle sponde meridionali del lago dove, grazie all’intervento della Comunità Montana del Gemonese, si sta dando vita a un oasi naturalistica destinata a ospitare la ricca fauna terrestre e acquatica del bacino lacustre.

Percorrendo una strada sterrata (via Interneppo), che segue l’emissario del lago, si arriva di nuovo all’imbocco della strada statale (km 17.5) che si segue verso sinistra in direzione di Interneppo. Si supera una seconda area attrezzata e si sale lievemente (pendenza media 7%) fino all’ingresso di

Km 19 Interneppo (Tarnép), alt. 250. Alle prime case si lascia la statale e, verso destra, si attraversa per intero l’abitato per poi affrontare la soglia (alt. 315) che divide la conca del lago di Cavazzo dalla valle del Tagliamento.Una meritata discesa porta poi a

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S.Michele dei Pagani

Km 21.7 Bordano (Bordan), alt. 236. Anche questo abitato, come molti altri vicini, è stato interamente ricostruito dopo il terremoto del 1976. Lo si attraversa per intero piegando poi verso destra in direzione di Braulins, tornando a costeggiare il letto del Tagliamento, sotto le pendici del monte Brancot. Gli abitanti dei comuni di Bordano e Trasaghis, legati al Gemonese, sono tradizionalmente detti ‘chei di là da l’Aghe’, perché situati sulla sponda destra del Tagliamento, o anche ‘Spagnùi’, spagnoli, perché la loro parlata prende spesso la desinenza in ‘as’.

Km 24 Braulins, alt. 201. Sul colle, al cui piede si distende l’abitato, sorgeva un castello che aveva la triste fama di essere covo di ribelli. Si narra, d’altra parte, che gli abitanti del luogo, riottosi a pagare le decime al Capitolo di Cividale, ne accoglievano i messi a suon di bastonate da cui il detto: “… ab ira Braulinorum, libera nos Domine”. Vicino alla rupe del castello, addossata alla roccia, sorge la minuscola chiesa di San Michele dei Pagani, di antichissima dedicazione, dove si conservano affreschi del XIII secolo.

Oltre Braulins si varca il Tagliamento su un ponte che replica il sito di un antico guado e si volge, lungo la statale 512, in direzione della stazione di Gemona del Friuli ormai al termine dell’itinerario.

Km 29 Stazione FS di Gemona del Friuli, alt. 190.

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L’Italia dei records vanta anche il primato del numero di autoveicoli per km di strada: 103, contro i 65 della Germania e i 29 della Francia. Ce n’è fin troppo, quasi da soffocamento. Perché, ogni tanto, non lasciar perdere il volante e passare al manubrio… della bicicletta o a un buon paio di scarponi per una bella passeggiata all’aria aperta. Il nostro Paese, appena al di là del guard-rail dell’autostrada regala ancora bei paesaggi e luoghi tranquilli. Sono angoli sconosciuti ai più, sono posti che per arrivarci bisogna faticare un po’, scrutare la cartina, magari chiedere in giro, oppure leggere con attenzione questa guida. Ne abbiamo scelti appena più di una dozzina in due regioni – il Veneto e il Friuli – Venezia Giulia – che ne meriterebbero almeno cinquanta.

Albano Marcarini (a cura di -), Veneto e Friuli Venezia Giulia – Outdoor, De Agostini/Alleanza Ass., 2004, 228 pagine, con foto, mappe e acquarelli, formato 13 x 20 cm

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